CAPILLARI E GONFIORE DEGLI ARTI INFERIORI
Non solo inestetismi ma un campanello di allarme!
lunedì 19 feb 2018
Alle ore :
13:01
L’estate è il periodo in cui l’insufficienza venosa cronica (IVC) degli arti inferiori si fa “vedere” e “sentire” maggiormente: capillari, vene turgide, gonfiore, pesantezza e prurito vengono esacerbati dal caldo. Essi non sono soltanto inestetismi ma segni di un problema in evoluzione, campanelli di allarme da non sottovalutare: circa il 50% delle donne che presentano capillari ha già sviluppato IVC e circa l’80% la svilupperà nel corso della vita.
L'IVC è causata dalla difficoltà del sangue di ritornare dagli arti inferiori verso il cuore e dal conseguente aumento della pressione nei vasi venosi. Ne consegue l’alterazione delle valvole (che divengono insufficienti) e la dilatazione delle pareti delle vene.
Le prime manifestazioni dell’IVC sono la comparsa di piccole vene superficiali, teleangectasie (o capillari), a cui si associano prurito, fragilità capillare e sensazione di gambe pesanti e gonfie (l’edema è dovuto al passaggio di liquidi all'esterno dei vasi).
Con il progredire della patologia le vene più grandi (reticolari e collaterali) si evidenziano superficialmente come grossi cordoni serpentiformi (varici o vene varicose). Compaiono edemi alle caviglie, crampi notturni e dolore. Se non trattata l’IVC porta col tempo ad alterazioni più gravi quali varicoflebiti, ulcere ed edemi generalizzati degli arti inferiori.
I fattori di rischio per IVC sono la predisposizione genetica, sesso femminile, razza, età, postura (stare in piedi per gran parte della giornata), sovrappeso, gravidanza. Fattori aggravanti sono il calore (bagni eccessivamente caldi, fanghi termali), i raggi solari e le lampade abbronzanti, i traumi (gli ematomi favoriscono la comparsa di teleangiectasie), la ceretta a caldo, la pillola anticoncezionale e alcuni farmaci.
L’IVC incide molto sulla qualità di vita e richiede una corretta diagnosi ed un trattamento personalizzato.
L’accurata valutazione medica flebologica associata all’esecuzione di esami diagnostici (eco-color-Doppler venoso, pletismografia) permette di pianificare le strategie terapeutiche per evitare l’evoluzione della IVC, curarne i sintomi e trattare gli inestetismi cutanei.
Le “armi” oggi a disposizione sono: elastocompressione (calze elastiche), farmaci (flavonoidi, cumarina, escina), scleroterapia, laserterapia, carbossiterapia e chirurgia.
La SCLEROTERAPIA consiste nell'iniezione nella vena varicosa di una sostanza chimica che provoca una reazione infiammatoria a livello della parete che in pochi giorni comporta la chiusura della vena stessa. Tale tecnica consente di ottenere buoni risultati nel trattamento sia delle vene di piccolo calibro che in quelle più grandi, safene incluse.
La LASERTERAPIA consiste nella fotocoagulazione dei vasi. Si utilizzano laser con diverse lunghezze d’onda, a seconda del calibro dei vasi da trattare, e due metodiche: transdermica ed endoperivenosa. Il laser transdermico (applicato dall’esterno) è la metodica di scelta per i capillari di piccolo calibro (tra 0.2 e 1 mm), ma mostra dei limiti per quelli di calibro maggiore e per le vene reticolari (1-2 mm). Il laser endoperivenoso è una nuova metodica che porta la luce laser direttamente all’interno e/o a contatto con il vaso da coagulare, attraverso una fibra ottica il cui calibro può variare (da 100 a 600 μm), a seconda del bersaglio (dalle teleangectasie alle safene).
La CARBOSSITERAPIA consiste in microiniezioni localizzate di anidride carbonica nel sottocute. Migliora la funzionalità del microcircolo aumentando il numero dei capillari attivi e la capacità drenante dei vasi linfatici: ne risulta una decongestione dei capillari venosi e una diminuzione della stasi di liquido.
La CHIRURGIA ha un ruolo fondamentale nel trattamento dell’IVC, tuttavia negli ultimi anni sia le procedure chirurgiche meno invasive (flebectomie) che l’asportazione delle safene (stripping) stanno lasciando sempre più spazio alle metodiche non invasive, e rimangono indicate in casi selezionati.
Il trattamento dei capillari non è quindi prerogativa di chi vuole correggere solo un fastidioso inestetismo: l’IVC è una patologia cronica ed evolutiva e, se non adeguatamente trattata, tende a causare gravi alterazioni. È quindi ovvio che i risultati migliori si ottengono integrando le diverse metodiche a disposizione del flebologo e intervenendo quanto più precocemente possibile.
a cura del dr. Walter Bugiantella